venerdì 25 dicembre 2015

Cristo re e sacerdote

Tra i numerosi simboli che sono stati applicati a Cristo, è dei quali molti si ricollegano alle tradizioni più antiche, ce ne sono di quelli che rappresentano soprattutto l'autorita spirituale, sotto tutti i suoi aspetti, ma ce ne sono anche quelli che, nel loro uso abituale, fanno più o meno allusioni al potere temporale.
È così che, per esempio, si trova di frequente posto nella mano del Cristo il "Globo del Mondo", insegna dell' Impero, vale a dire della Regalità universale.
Il fatto è che nella persona del Cristo, le due funzioni sacerdotale e regale,  alle quali sono collegate rispettivamente l'autorità spirituale e il potere temporale, sono davvero inseparabili l'una dall'altra in tutte le loro manifestazioni.
La funzione sacerdotale del Cristo è  stata messa più particolarmente in evidenza perché lo spirituale è  superiore al temporale.
Si possono anche considerare le due funzioni, sacerdotale e regale,  come in qualche modo complementari l'una dell'altra ed allora, benché  la seconda,  a dire il vero abbia il suo principio immediato nella prima, c'è tuttavia fra loro, quando lei si considera come così separate, una sorta di parallelismo.
La differenza gerarchica tra i due, il sacerdotale e il regale, consiste nel fatto che il sacerdote riceve il suo potere direttamente da questa fonte, mentre a causa del carattere esteriore e propriamente terrestre  della sua funzione,  non può ricevere il suo se non attraverso l'intermediazione del sacerdote.
Costui  in effetti,  gioca veramente il ruolo di mediatore tra il Cielo e la Terra.
Come dice anche San Bernardo, "il Pontefice, come indica l'etimologia del nome, è una specie di ponte tra Dio e l'uomo".
Il Cristo, manifestazione del Verbo in questo mondo, deve essere veramente allo stesso tempo sacerdote e re.
Egli è chiamato il "Leone  della tribù di Giuda"; il leone, animale solare ed emblema regale di questa tribù e specialmente della famiglia di Davide che è la sua, diventa così il suo emblema personale (e non della tribù sacerdotale di Levi e nella famiglia di Aronne).
È certo che nostro Signore è venuto da Giuda, che è una tribù alla quale Mosè non ha mai attribuito il sacerdozio.
E questo appare ancora più chiaramente per il fatto che si ordina un altro sacerdote secondo l'ordine di Melchissedec, il quale non è affatto sancito dalla legge di un'ordinanza e da una successione carnale, ma dalla potenza della sua vita immortale, così come afferma la Scrittura con queste parole: "Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchissedec" Epistola agli Ebrei, VII, 11-17.
Così  il Cristo è sacerdote ma per diritto puramente spirituale; egli lo è  secondo l'ordine di Melchissedec, e non secondo l'ordine di Aronne né a causa della successione carnale; in virtù di questa, è la regalità che gli appartiene.
Il sacerdozio secondo l'ordine di Melchissedec implica in se anche la regalità perché Melchissedec è  sacerdote e re allo stesso tempo e così egli è realmente il rappresentante del Principio nel quale i due poteri sono uniti, come il sacrificio che gli offre con il pane e con il vino è la rappresentazione stessa dell'Eucarestia.
Tratto da "La Tradizione e le tradizioni" di R. Guènon

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