mercoledì 5 ottobre 2016

il Rinascimento e l'arte della memoria di Camillo


Camillo inventò la sua grandiosa trasformazione dell'arte della memoria.
Egli vede la memoria a tre livelli: è come l'oceano, padre delle acque, perché dalla memoria fluiscono tutte le parole e i pensieri; è come il cielo, con le sue luci e le sue operazioni; è Il divino nell'uomo, l'immagine di Dio nell'anima.
Confronta la memoria alla più alta sfera celeste (lo zodiaco) e alla più alta sfera sovraceleste (La sfera dei serafini).
Sembrerebbe così che la più antica tradizione della memoria si mescoli con Il nuovo tipo di memoria occultistica.
Il filosofo occultista del Rinascimento aveva una straordinaria attitudine a ignorare le differenze e a scorgere solo le somiglianze; la memoria di vecchio stile si fonde con la nuova.
Camillo appartiene non al Rinascimento fiorentino del tardo Quattrocento, ma al Rinascimento veneziano del primo Cinquecento,  in cui gli influssi fiorentini furono, sì accolti, ma in forme caratteristicamente veneziane: fra queste, una delle più  caratteristiche fu l'oratoria ciceroniana.
Camillo stesso era in oratore e un ammiratore del cardinale Bembo, il più autorevole esponente dei "ciceroniani" a cui dedicò una composizione in versi latini sul proprio Teatro.
Il sistema di memoria del Teatro è destinato a essere usato per fissare nella memoria ogni nozione reperibile nelle opere di Cicerone; i cassetti sotto le immagini contenevano discorsi di Cicerone.
Il sistema, con il suo fondamento filosofico ermetico-cabalistico, appartiene al mondo dell'oratoria veneziana.
Con il Teatro l'arte della memoria ha riacquistato la sua posizione classica di parte della retorica, come la mnemotecnica a cui fece ricorso il grande Cicerone.
Tuttavia non è come "mnemotecnica pura" che essa viene utilizzata dal ciceroniano di Venezia.
Uno dei fenomeni rinascimentali in apparenza più schiettamente classici, la rinascita dell'oratoria ciceroniana, si trova qui associato con una memoria artificiale mistico-magica.
Il sistema di memoria per oratori di Camillo è basato sul sette.
Il Teatro oltre a produrre un sistema di memoria attivato magicamente, perché basato sul fondamentale sette,   attiva anche, magicamente, i discorsi memorizzati dall'oratore, infondendovi una virtù planetaria, grazie alla quale dovevano produrre effetti magici sugli ascoltatori.
Su coloro che erano inseriti in questa tradizione esso esercitava un fascino sconfinato, giacché si proponeva di dimostrare come l'uomo, il grande miracolo, capace di imbrigliare i poeti dell'universo con magia e Cabala, era in grado di sviluppare poteri magici come oratore, parlando dal fondo di una memoria organicamente associata alle proporzioni dell'armonia del mondo.
All'uomo medievale era consentito di ricorrere alla facoltà inferiore dell'immaginazione per formare simboli corporei in appoggio alla memoria: si trattava di una concessione alla sua debolezza.
L'uomo ermetico del Rinascimento può credere di possedere poteri divini; può costituirsi una memoria magica con cui catturare il mondo, riflettendo il macrocosmo nel microcosmo della sua mens divina.
La magia della celeste proporzione fluisce dal mondo della sua memoria nelle magiche parole della sua oratoria e della sua poesia, nelle proporzioni perfette delle arti figurative e dell'architettura.
Qualcosa è  avvenuto, all'interno della psiche,  che ha liberato nuove forze, e il nuovo quadro della memoria artificiale può aiutarci a capire la natura di questo avvenimento interiore.
Tratto da "L'arte della memoria" di Frances A. Yates

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