venerdì 13 aprile 2018

Il Brahmanesimo, il Jainismo e l'Induismo

La religione Brahmanica può essere definita un'elaborazione più evoluta del primitivo Vedismo, legata alla nascita e alla progressiva influenza della casta sacerdotale dei brahmani e al formarsi del pensiero filosofico indiano.
Le concezioni metafisiche sono più o meno le stesse del Vedismo e anche le divinità sono in genere derivate dai testi vedici.
La maggiore triade divina, la cosiddetta Trimurti, posta al vertice della religione è costituita da Brahma, Visnu e Siva.
Questi tre dei, pur mantenendo ciascuno una propria distinta individualità, sono considerati come tre aspetti di un'unica divinità.
A Brahma è attribuita la creazione dell'universo e la personificazione dell'uno e dell'assoluto.
Attribuzioni più umane e accessibili ha invece Visnu figura derivata da una divinità Vedica solare di importanza minore.
Il carattere terreno, umano e benevolo di Visnu è confermato dalla sua facoltà di assumere per il bene dell'uomo diverse incarnazioni (ne sono considerate 10).
Siva è invece una divinità più sinistra e violenta, probabilmente derivata dal dio Vedico Rudra, personificazione della tempesta.
Le concezioni vediche e brahmaniche non erano destinate a soddisfare per sempre la sete spirituale del popolo indiano desideroso di elevarsi sopra le miserie e i dolori della vita terrena e di trovare la liberazione.
Nacquero così due dottrine religiose fra loro affini: il Jainismo e il Buddhismo.

Il Jainismo cominciò a delinearsi probabilmente intorno all'VIII o al IX sec a.C., come concezione eretica al Brahmanesimo, ma prese corpo e struttura omogenea solo verso il VI sec a.C. a opera di Vardhamana, l'ultimo dei 24 profeti chiamati Jina.
La dottrina da lui predicata di rigorosissimi ordini monastici, vincolati a prescrizioni e norme di grande rigore.
Questi asceti si ispirarono a principi basilari di una retta fede, di una retta conoscenza e di una retta condotta, orientando tutta la loro vita verso la meta finale del "nirvana", inteso come assoluto distacco dell'anima dagli aspetti materiali del mondo e come liberazione dal dolore.
La dottrina Janaista confermò la credenza brahmanica nella metempsicosi  e sostenne una continua trasmigrazione delle anime in corpi umani, piante o in animali a seconda del loro grado di perfezione.
La rigidità della morale jainistica, ancora maggiore di quella buddhista, appare evidente nelle norme etiche che prevedono obblighi di sincerità, di castità, di astensione del furto e la proibizione di uccidere anche il più insignificante essere vivente.

La religione induista o Neo-Brahmanesimo può essere considerata come l'espressione della reazione di un popolo disorientato come nessun altro, di fronte a una congerie di dottrine religiose e di teorie filosofiche sovrapponentisi e alternantisi nel corso della storia indiana.
Questo sistema religioso raggiunse a un nucleo centrale brahmanico elementi di provenienza più antica, come alcune credenze animistiche e politeistiche primitive, ed elementi desunti dalle più mature concezioni jainista e buddhista, non sempre facili ad accettarsi integralmente, specie quando rompevano costumanze tanto radicate come quella delle caste o imponevano norme etiche troppo rigide e austere.
L'Induismo è praticato anche oggi in gran parte dell'India.
Tratto da "Medicina e magia dell'antico Oriente" di F. Fiorenzuola F. Parenti

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